Le lingue straniere s’imparano da bambini. E gli adulti?


PAOLA MELLONI


I miei studenti mi chiedono spesso: "Come si fa a imparare davvero l'inglese?" (Come se iscriversi a un corso non fosse già un buon inizio, no?), tuttavia, ogni volta cerco di rispondere con un sorriso, ma è difficile non notare la delusione che spunta sui loro volti. Eh sì, lo ammetto, ho dato tanti consigli e risposte diverse e tutte le volte mi chiedo: “ma cosa vogliano sentirsi dire davvero?” Ed è così che ho capito di dover prendere questa domanda un po' più sul serio e dare una risposta diversa ma forse più chiara e una volta per tutte. 

Ora, per cominciare, quello che nessuno mi chiede mai è: "Cosa ci impedisce di imparare una lingua straniera?" E perché si dovrebbe, poi? Già, ma la risposta è proprio lì, sotto il nostro naso: spesso siamo proprio noi a metterci i bastoni tra le ruote, sabotando il nostro apprendimento senza nemmeno accorgercene. Come facciamo?

Per esempio, credere che gli adulti non sono come i bambini quando si tratta di imparare le lingue. Un vero e proprio cult. Ma perché? Ah, certo, "bisogna essere predisposti". Predisposti? Ma in che senso, esattamente? Geneticamente? Biologicamente? E cosa c'entrano i bambini? Vediamo un po'...

 



 

La verità è che questi miti non vengono dal nulla, spiegano la condizione umana quando mancano le informazioni scientifiche che ci aiutano a comprendere meglio “chi siamo”. Quando noi esseri umani ci raccontiamo storie per giustificare il fatto che, a un certo punto, imparare una lingua ci sembra impossibile. Ma imparare una lingua dipende (in buona parte) da come funziona il nostro cervello, ma soprattutto dalla nostra motivazione e perseveranza.

 

 

Sì, è vero, i bambini sembrano delle spugne, ma gli adulti? Per noi è diverso, certo, ma a che età esattamente si diventa "adulti"? 

Imparare una lingua da adulti richiede più tempo. E sapete perché? Dopo i 12 anni, secondo gli psicolinguisti e le neuroscienze, il nostro cervello inizia a sviluppare una serie di filtri logici e schemi mentali che ci aiutano a ragionare, ma che rallentano quell'apprendimento spontaneo tipico dei bambini. È un po' come cercare di infilare nuove idee in una valigia già piena: se vuoi aggiungere qualcosa, devi fare spazio o, meglio, trovare un'altra sistemazione per le cose che c'erano già. Come quando cerchi di avvolgere quella bottiglia di vino in cinque maglioni per evitare che si rompa durante il viaggio. Alla fine, tutto ci sta, ma ci vuole un bel po' di riorganizzazione creativa per poter assaggiare quel vino quando arrivi! 

 


Per farla semplice: da bambini impariamo attraverso il gioco, crescendo, invece, iniziamo a ragionare in modo più logico e astratto. Questo processo, chiamato lateralizzazione, ci rende meno flessibili nell'apprendimento. E qui nasce il problema: la lentezza. Ma non è un problema insormontabile, è solo questione di abituarsi a un ritmo diverso per poi recuperare in corsa. 

Lo dico chiaramente: gli adulti possono imparare le lingue. E no, non si tratta di "predisposizione” e qui, passo ad alcuni esempi pratici, ad esempio alle difficoltà per l’ascolto. Un altro ostacolo grande quanto una montagna. 

Qui caschiamo tutti! Chissà perché è così difficile a qualsiasi livello dell’apprendimento di una lingua straniera? Credo fermamente che molte delle difficoltà siano legate davvero al nostro modo di porci nei confronti della lingua straniera (questa inquilina ingombrante della nostra mente). Mi spiego meglio. In italiano, ascoltiamo senza nemmeno pensarci. Ma in inglese o in un'altra lingua? Il cervello va in modalità "cos'è questo rumore alieno?" e si blocca. Ascoltare in una lingua straniera richiede tempo: prima dobbiamo decifrare i suoni, associarli a immagini mentali (tipo come si scrivono) e nel frattempo arrivano altri suoni. E noi? Siamo ancora bloccati sul primo. Un bel casino, insomma!

Sapete cosa succede quando il cervello sente qualcosa di "alieno"? Si allerta! Eh sì, proprio così. Il cervello percepisce i nuovi suoni come potenzialmente pericolosi e manda un segnale di allerta. Qui entra in gioco il filtro affettivo, un meccanismo che protegge la nostra mente dalle situazioni stressanti. Quando siamo ansiosi o sotto stress (tipo, “uhm mamma mia adesso devo capire cosa dicono”), il filtro affettivo si attiva e blocca tutto. È come se il cervello dicesse: "Meglio non rischiare, questi suoni strani potrebbero farmi del male!". Così, invece di rilasciare i neurotrasmettitori che facilitano l'apprendimento, il corpo rilascia steroidi, preparando il corpo alla fuga.

 

 

Risultato? In situazioni di stress, non impariamo nulla. È per questo che dobbiamo rilassarci, perché un ambiente preparato ad accogliere il nuovo è la condizione migliore che disattiva il filtro affettivo e permette al cervello di aprirsi all’apprendimento. Un po’ come commettere errori, la logica è sempre quella. Sbagliando s’impara e su questo casca ogni asino!

E allora, come possiamo evitare di sabotare il nostro apprendimento? La risposta è: chiudere gli occhi, respirare e calmarsi. L’importante è adottare un atteggiamento non competitivo con noi stessi e voler capire-tutto-e-subito a tutti i costi. Come? Segui le routine che ti vengono proposte dagli esercizi in classe, anche se ti sembrano banali, impara e leggerle attentamente e comprendere prima quelle:

  1. Ascolta  (sì, e basta!).
  2. Ascolta e leggi insieme (Listen and read).
  3. Ascolta e trova l'informazione richiesta (Listen and find o Listen and complete).

 

Queste istruzioni sembrano banali, ma non lo sono, dietro, ci sono vere e proprie strategie di apprendimento. E spoiler: in nessun libro troverai l’istruzione "ascolta e capisci"! Ascolta e fai quello che ti viene richiesto. Capire avviene alla fine, non subito. Sorry! 

 

Le situazioni ansiogene sono inevitabili quando si impara una lingua straniera, ma molte sono evitabili. Come? Più si abbassano le difensive dovute da aspettative di prestazione o peggio, paura di sbagliare o perdere la faccia e più la tua mente si aprirà all'apprendimento. 

In conclusione: siamo biologicamente programmati per imparare, ma solo se creiamo le condizioni giuste. Quindi, smettiamola di confrontarci con i bambini perché il bello sta anche nel crescere. Possiamo imparare, basta dare tempo e spazio al nostro cervello per adattarsi.

Non diventeremo fluenti in un batter d'occhio, ma con costanza e pazienza, supereremo - almeno - quei "suoni alieni" senza più brividi di paura. 

 

 

 THE END

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